Perchè è così difficile cambiare?

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Sempre più persone si avvicinano a tematiche di crescita e di sviluppo personale. Sempre più persone studiano su come migliorarsi e evolversi, apprendono tecniche per dominare la propria mente e renderla più malleabile per realizzare vari obiettivi. L’obiettivo è sempre lo stesso: cambiare.

Cosa si intende per sviluppo personale?

Sgomberiamo subito il campo dagli equivoci: non è un mezzo per fare più soldi e per rimorchiare più facilmente. Il termine crescita vuol dire essenzialmente un concetto: passaggio. Si passa da uno stadio ad un altro, da una fase ad un’altra, come dall’infanzia all’adolescenza  ad esempio. Ed ogni passaggio, ogni crescita implica una sofferenza, cominciando dal primo e forse più importante passaggio della nostra vita: la nascita.

In realtà, la nascita è un vero e proprio trauma; passiamo dall’ambiente più  protettivo e confortevole in assoluto (la prima vera comfort zone), al mondo esterno, dove tutti i nostri sensi subiscono un piccolo choc. Per capire quanto questo evento sia forte e traumatico e come resti in modo indelebile nei meandri della nostra mente basta sottoporsi ad una seduta di Rebirthing. Io l’ho fatto e ho visto come la terapeuta capiva il modo in cui le persone sono nate, prevedendo i loro movimenti durante lo svolgimento della seduta. Quindi, inconsciamente noi ricordiamo anche quel momento e quel momento è stato di grande sofferenza, la nostra prima grande sfida. Poi nella vita, i momenti di cambiamento continuano; più o meno drastici, più o meno traumatici, dipende sempre tutto da noi. E noi in un certo senso rievochiamo, in ogni situazione di profondo cambiamento, il trauma ancestrale.

Il Passaggio

Siamo mammiferi, siamo legati a doppio filo al nostro branco e al nostro habitat. In ogni momento di passaggio della nostra vita, lasciamo una situazione che già abbiamo sperimentato e a cui, con più o meno sforzi, ci siamo abituati. In pratica lasciamo il certo e il sicuro per l’incerto e l’insicuro. A tutte queste situazioni corrisponde una forma mentale. La nostra mente si è abituata alla situazione e ne ha tratto un modello. Il modello è il nostro adattamento. Cambiare modello richiede un grosso dispendio di energia mentale e, soprattutto, dipende da come siamo stati educati. Ci sono modelli molto rigidi che si tramandano di generazione in generazione.

Ci sono cose che nella vita si possono cambiare con facilità (per esempio il lavoro o il partner), altre che difficilmente si possono cambiare (religioni, principi, abitudini…). Questa difficoltà dipende dalle nostre credenze, ossia da quei principi che governano la nostra mente e quindi le nostre azioni.

Le Credenze

Le credenze sono un meccanismo che funziona fin dal livello cellulare: le nostre piccole unità vitali seguono il modello stimolo/risposta e, a determinate sollecitazioni, rispondono di conseguenza. Il concetto di credenza è affrontato in modo chiaro e semplice dal biologo Bruce Lipton nel suo best seller “La biologia delle credenze”:

Le credenze regolano la nostra vita e ci danno uno schema fisso da seguire in vari ambiti. Ad esempio: se sono stato educato in una famiglia di operai dei primi del 1900, probabilmente avrò la credenza che il denaro viene solo con il duro lavoro e che chi ne possiede tanto, forse si è arricchito sfruttando la povera gente. Vi suona tanto strano un discorso del genere? Avete mai letto le novelle di Giovanni Verga?

Prendiamo ad esempio il ‘ciclo dei vinti’: se provi a fare qualcosa di diverso, se provi a cambiare il tuo status mentale e sociale che hai ereditato, fai la fine dei Malavoglia. La povera famiglia siciliana che subisce disgrazia e sventura in seguito ad una piccola iniziativa imprenditoriale, o semplicemente perché è penalizzata dalla grande novità dell’unità d’Italia. D’altronde il detto comune “chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova” risuona spesso per molti di noi come una sentenza.

Quindi, una persona educata in questo modo, cresciuta con concezioni negative del denaro, dell’impresa, e delle novità, pensate si possa arricchire?  Pensate possa avere una visione del futuro divergente dal suo modello? NO.

Le credenze sono il nostro modello. Il modello nasce dalla nostra interpretazione della realtà, o meglio dalla visione della realtà che ci arriva dai nostri sensi e dalla nostra educazione.

Il Cambiamento

Il problema fondamentale è che il modello è statico mentre la realtà è dinamica; anzi viviamo in un’era in cui i cambiamenti sociali, economici, ma anche scientifici e perfino climatici sono velocissimi. Dal punto di vista della vita quotidiana un antico romano non si sentiva molto diverso da un popolano del 1500. Ora provate a pensare la differenza tra il vostro stile di vita e quello che dei vostri nonni: fate con la fantasia un salto nel 1960 portandovi uno smartphone. Sareste considerati degli stregoni. E se provaste a raccontare il vostro modo di vivere sareste considerati semplicemente matti!

Oggi più che mai dovremmo avere una mente pronta al cambiamento. Dovremmo capire che il cambiamento è intrinseco nel concetto di vita stessa. D’altronde la nostra avventura come specie su questa Terra nasce con un cambiamento epocale fatto da una (scimmietta) che per istinto di sopravvivenza ha deciso 3,2 milioni di anni fa, di ergersi ed affrontare il mondo a testa alta. Lei, la prima donna, Lucy, secondo gli scienziati, non aveva scelta; il suo mondo stava cambiando e per non morire doveva rischiare il tutto per tutto ed evolversi anche lei. Da quel momento abbiamo attraversato centinaia di momenti del genere.

Qualche volta è andata anche male, ma alla fine noi, siamo arrivati fino a questo punto. Un principio fondamentale della vita sulla terra consiste nel fatto che spesso gli esseri umani danno il meglio di loro evolvendosi nel momento della grande difficoltà. Lucy non aveva scelta. Noi sì. E’ questo è il vero problema. Noi per cambiare dobbiamo avere un motivo veramente valido. Non vogliamo assolutamente lasciare la nostra comfort zone, ossia una situazione, anche mentale, che in qualche modo ci offre una comodità; badate bene che purtroppo la comfort zone può essere anche una relazione piena di problemi, un lavoro che non ci piace e per molti studiosi, anche una malattia.

La letteratura del genere è piena di casi di situazioni in apparenza dannose che celano una protezione da qualcosa che appare come ancora più terribile e spaventosa della situazione stessa.  Chiedete ad un bambino se vuole crescere, oppure vedete la faccia che fa quando gli viene detto che la mamma aspetta un fratellino o una sorellina; il cambiamento spaventa!

La Crescita Personale

Ogni crescita, quindi anche quella personale, implica un cambiamento. In questo caso il cambiamento è duro e doloroso, perché dal punto di vista della nostra mente, il cambiamento è da evitare. Per crescere bisogna mutare prospettiva, ossia modo di pensare. E questo è l’ostacolo più grosso.

Anelare una crescita personale senza sofferenza significa desiderare di laurearsi senza studiare. Una mia insegnante soleva dire: “Crescere significa soffrire”.

Per crescere veramente dobbiamo essere pronti a soffrire, a metterci in gioco e a lasciare qualcosa di molto caro. Il bambino abbandona la sua innocenza e diventa uomo e lo fa percorrendo un cammino ricco di problemi e dolore. Ma ne vale la pena. E’ la nostra natura se non la nostra missione, direi.

La vera crescita personale non si trova solo sui libri, non è una serie di trucchi o giochi mentali per ottenere soldi e per far colpo sull’altro sesso; è molto di più: è un cammino per chi si vuole mettere in gioco, per chi è disposto ad abbandonare la propria comfort zone, qualsiasi essa sia, per scoprire un’altra parte di se stessi o un’altra parte del mondo.

 “La tua vita inizia quando finisce la tua comfort zone” (Neale Donald Walsh)

E questo cammino necessita molto impegno perché richiede la rivoluzione del nostro modo di pensare. Se abbiamo ora una situazione particolare è perché la nostra mente, i  nostri pensieri ci hanno portato a quella situazione. Quindi il pensiero porta all’azione, l’azione, ai risultati concreti. Se abbiamo un determinato modo di pensare, questo ci porterà ad una determinata situazione anche se noi diciamo di non volerla, anche se la detestiamo, anche se ci lamenteremo per tutta la vita di quella situazione.

“Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi” (Albert Einstein)

Questo principio vale sempre, in tutti gli ambiti. La crescita personale vuol dire prima di tutto essere consapevoli di questi meccanismi e usarli per cambiare veramente i vari aspetti della nostra vita.

Ovviamente bisogna volere tutto questo. Se vi lamentate del vostro lavoro (e questo sembra uno sport nazionale in Italia), ma vi siete serenamente adagiati nel vostro comodo ufficietto, se il vostro rapporto sentimentale vi fa soffrire ma non fate nulla per migliorarlo o portarlo a termine, allora voi non volete cambiare. Ed è comprensibile per tutti quei motivi sopra spiegati. La crescita personale presuppone anzi un cambiamento continuo. Quella che dovremmo sviluppare come esseri umani è una forte propensione al cambiamento, perché questa prerogativa ci permetterebbe di affrontare meglio la vita.

Il Problema

Il vero e grande problema del cambiamento è che il nostro modo di pensare segue un modello; un modello appreso e sedimentato negli anni che ci ha permesso di sopravvivere e di adattarci all’ambiente in cui viviamo. Ma il modello, come spiegato prima, è fisso, rigido, sempre uguale e immutabile, mentre la realtà in cui viviamo è in continuo movimento.

Quindi, come possiamo vivere felici con un modello inadeguato alla realtà? Tutto questo va contro ogni legge pratica e ci da tensione, stress, sofferenza. Lo avvertiamo nel nostro stato mentale e anche nel nostro stato di salute. Per cambiare e crescere dobbiamo accettare di fare un  salto, un salto “quantico” come direbbero molti divulgatori, un salto verso quello che noi riteniamo ignoto, ma che ignoto poi non è.  Se Colombo non avesse fatto un salto verso l’ignoto? Se i fratelli Wilbur e Orville Wright avessero deciso di dedicarsi solo alle biciclette senza provare a coltivare la loro passione per il volo cercando di fare un salto verso il cielo?

“Siamo stati piuttosto fortunati a crescere in un ambiente familiare in cui i bambini erano sempre fortemente incoraggiati ad assecondare i loro interessi intellettuali, a studiare tutto ciò che suscitava la loro curiosità.”

Queste sono le parole scritte da Orville sulla sua famiglia. E’ un caso secondo voi che un simile ambiente abbia formato due personaggi così importanti della storia del genere umano?

In questa frase non ci sono limiti, non ci sono credenze depotenzianti, non c’è paura. C’è tanta voglia di provare, tanta voglia di crescere.

Allora cambiamo!

Per cambiare bisogna saper osare, bisogna mettersi in gioco, bisogna guardarsi allo specchio e farsi un esame di coscienza, e quest’ultima, come spiegava  S. Freud è veramente una prova molto difficile per ognuno di noi.

Chi vuole cominciare un percorso di crescita personale non deve, quindi, solo leggere, apprendere e documentarsi. Deve essere pronto a guardarsi dentro per capire se vuole veramente cambiare se stesso; solo da qui, parte la vera crescita.

Come sempre a te la scelta! Possiamo scegliere di restare nella nostra comfort zone e rimandare tutto. Oppure possiamo decidere di cambiare non domani, ma ora, subito, mutando il nostro modo di pensare e aprendoci ad altri punti di vista.

Mettiamo in discussione i nostri principi, le nostre idee e le nostre più antiche credenze e cominciano a guardare più lontano. Possiamo scegliere questo o possiamo restare nel punto in cui siamo, certo continuandoci a lamentare di tutto e di tutti; tanto è sempre colpa degli altri.

La nostra vita è fatta di momenti del genere, di occasioni, di strade prese o lasciate, di cambiamenti piccoli o grandi a cominciare dal primo: la nascita. Possiamo restare nel nostro utero attuale, al sicuro nella routine, faticosamente consolidata da anni. Possiamo evitare all’infinito di fare i conti con noi stessi, possiamo restare al calduccio.

Ma siamo sicuri che non rimpiangeremo mai di non averci provato? Perché crescere?  Se tutto va bene così, perché cambiare? Ogni persona ha i suoi buoni motivi per cambiare e non cambiare, per crescere e non crescere, quello che fa la differenza è solo la motivazione. A te la decisione, ma devi tener presente due cose; che crescita e  cambiamento  fanno parte della nostra vita da sempre e che DA QUANDO NASCI NON TI PUOI PIU’ NASCONDERE.

di

Cristiano Blanco e Cristiano Di Cosimo

3 Commenti

  1. Un’interessante disamina dei modelli sul cambiamento che ha il merito di analizzarli adeguatamente nel dettaglio. Occorre smontare i modelli inibenti il cambiamento per avviare un percorso di sviluppo personale e anche per portarlo avanti. Farlo riserva una bella sorpresa perché permette di scoprire da sè, e sulla propria pelle, il motore principale al cambiamento: un entusiasmo travolgente e irrefrenabile, una vera e propria passione che non ti fa tornare più indietro.

  2. Approfondita questa disamina sull’essenza della nostra esistenza: il cambiamento. Ma cosa si aggira dietro a questo difficile passaggio che segna la nostra crescita come individui in questo universo? Il pensiero, la nostra consapevolezza di essere umani limitati dallo stesso cosmo che in questo percorso terreno vogliamo raggiungere traguardi, aspettative e rincorrere il meglio di noi stessi per evolverci come individui ed infine migliorare la specie, ed e’ anche grazie a voi che con i vostri spunti di riflessione possiamo sperare di riuscirci….grazie!

  3. Trovo chiarificante l’articolo. Bello crescere non solo anagraficamente. Mettersi in gioco di questi tempi non è semplice perchè la società non offre a mio avviso alternative numerose; ma crescendo nel senso indicato possiamo ( queste alternative ) crearle noi stessi

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